Progetto Ideato e Condotto da:
Deb Hicks
Lenia Georgiou
Alba Sarompas
Laboratorio arte terapeutico nell’ambito dell’etnopsichiatria, che usa come strumenti di lavoro principali il corpo e l’arte tessile. Questa esperienza è stata svolta nel 2014 all’interno dell’Associazione Scuola di Babele a Legnano, Milano, con un gruppo di donne migranti.
Il laboratorio è una riflessione sul tema della Casa, tanto interna come esterna, attraverso un percorso sensoriale ed emotivo, che si conclude nella creazione di un tappeto collettivo.
Le partecipanti sono provenute da tutte le parti del mondo, incluso: Bangladesh, Costa Rica, Santo Domingo, Moldova, Marocco, Polonia, Romania, Tailandia, Costa d'Avorio, e Algeria. Tra di loro sembrava che si conoscessero poco, sebbene alcune avessero frequentato lezioni d'italiano insieme. Nonostante questo, sono state molto collaborative fin dall'inizio. Erano aperte a provare gli esercizi proposti, durante cui si sono mostrate sempre vigili e caute con il proprio partner.
Nel primo incontro le donne hanno fatto un viaggio, un percorso composto da elementi naturali che richiamavano terreni veri, esistenti che ognuno può provare nella propria vita. Il percorso rappresenta sia lo spostamento fisico da un paese a un altro (da una cultura a un'altra), sia un percorso di sviluppo personale. Durante il percorso, tutte hanno sperimentato con allegria i diversi materiali che avevano a disposizione.
Già dal primo incontro, le partecipanti hanno accolto l’opportunità di condividere le loro sensazioni e riflessioni. Malgrado la differenza della lingua, tutte cercavano senza vergogna di spiegarsi. Anziché creare disagio, raccontare i propri pensieri e storielle era diventato come un gioco. Inoltre, sono state attente alla condivisione dello spazio mantenendo sempre il rispetto al prossimo. Man mano che procedeva il laboratorio, c'era un aumento notevole nell'iniziativa personale delle partecipanti, e l'entusiasmo del gruppo.
Lo scopo del progetto era di portare le donne a sentirsi completamente accolte, creando uno spazio dove si sentono “a casa”—“at home”. Però, abbiamo lasciato sfuggire a una realtà importante; cioè, per molte di loro la “casa” fisica è anche un luogo di lavoro. Perciò, pensavano alla casa come un piccolo nucleo domestico e alle responsabilità che hanno come casalinghe, mamme, e moglie.
Abbiamo scelto l’attività di cucire presumendo che tante delle partecipanti lo facevano, sia per necessità, sia per piacere. Mentre alcune parlavano dei propri lavori con l’ago e filo—addirittura una ci ha fatto vedere una sciarpa bellissima tutta ricamata a mano; altre 3 o 4 hanno confessato di non aver mai cucito. Nonostante questo, si sono buttate dento, e nel prodotto finale si vede tanta creatività. Purtroppo, alcune hanno cominciato a cucire il loro cerchio, ma poi non sono più tornate. Altre hanno fatto più di un cerchio, lavorando pure a casa.
Complessivamente, abbiamo raggiunto il nostro obbiettivo principale di creare uno spazio collettivo in cui tutti si sentono raccolte, ascoltate, e amate; come a casa.